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Sesto San Giovanni, 6 luglio 2002
 
 

SALUTO AI LAVORATORI DELL’ASOTRAEXDAN

(Asociacion de Trabajadores y Ex Trabajadores Afectados por el Nemagon) – Nicaragua



Cari compagni,

abbiamo appreso della vostra lotta contro le multinazionali americane bananeros per ottenere giustizia per i vostri morti, i malati e quanti – purtroppo – si ammaleranno in futuro a causa dello sfruttamento a cui sono stati e sono sottoposti e vogliamo esprimervi la nostra fraterna e sincera solidarietà.

La lotta che state conducendo in Nicaragua contro le multinazionali americane, che usano in modo indiscriminato e criminale il Nemagon avvelenando i lavoratori e la popolazione, distruggendo gli uomini e la natura, ha molte similitudini con le lotte che in Italia stiamo conducendo sugli stessi temi.

In nome del profitto i padroni di tutto il mondo calpestano la salute e la vita umana, lo sfruttamento capitalista non ha confini: per questo vi inviamo questo saluto tramite i compagni del CECS (Centro per l’Educazione, la Cooperazione e lo Sviluppo) che in questi giorni sono in Nicaragua, per affermare che siamo al vostro fianco e che LA VOSTRA LOTTA E’ LA NOSTRA.

Se, come ci hanno spiegato, verrete prossimamente in Italia per denunciare ai lavoratori italiani la vostra situazione, vi assicuriamo la nostra totale disponibilità ad organizzare iniziative a Sesto San Giovanni e a Milano per far conoscere la vostra lotta.

In attesa di una vostra risposta vi salutiamo calorosamente.

Vi inviamo intanto un breve resoconto della storia del nostro Comitato perchè la nostra esperienza possa esservi utile nella vostra lotta.


La nostra esperienza di lotta nasce e si sviluppa a Sesto San Giovanni (Milano ), una delle più grandi concentrazioni operaie italiane.

L’ex Stalingrado d’Italia è stata e continua ad essere una delle città più inquinate d’Europa. Anche oggi che i 42.000 posti di lavoro delle sue fabbriche sono stati eliminati, continuano a persistere gravi problemi ambientali con danni alla salute dei lavoratori ed alla popolazione.
 

La Breda Fucine (fabbrica a partecipazione statale) era un colosso dell’industria metalmeccanica, che impiegava migliaia di lavoratori

Già nel 1978 lo S.M.A.L. (Servizio di Medicina Preventiva per gli Ambienti di Lavoro) di Sesto denunciava - in vari rapporti inviati all’Assessorato alla Sanità, all’Ufficiale Sanitario, all’Ispettorato del Lavoro, ai sindacati (CGIL/CISL/UIL) - la pericolosità delle lavorazioni effettuate nei reparti della Breda: lavorazioni e scorie nocive (amianto, cromo, nickel, piombo, ecc.) che, oltre agli operai, avvelenavano tutta la popolazione. Ma l’azienda, piuttosto che interrompere o rallentare la produzione per le necessarie bonifiche all’ambiente di lavoro, preferiva pagare multe irrisorie e tirare avanti.

Nel 1996 - a conclusione di un’inchiesta e di un’analisi che portò alcuni operai a collegare le lavorazioni effettuate in fabbrica con l’insorgere di molti tumori fra i lavoratori della Breda Fucine di Sesto San Giovanni - è nato il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio che, da allora, si sta battendo per ottenere giustizia per i lavoratori morti, i loro familiari, i malati e quanti si ammaleranno, purtroppo, nel futuro.

Noi lavoratori siamo stati per anni confinati in reparti "mattatoio", costretti a respirare i fumi e le polveri, esposti alle sostanze nocive e cancerogene, alle radiazioni delle saldature con protezioni "antinfortunistiche " fatte di coperte e lenzuola di amianto che si frantumavano, disperdendosi nell’aria e nei polmoni dei lavoratori.

Più volte, insieme ai nostri compagni di lavoro, abbiamo protestato per la mancanza di aspiratori e delle condizioni di sicurezza, denunciando che - mentre tutti parlavano di robotica o di fabbrica automatizzata - in fabbrica ci si ammalava e si moriva.

Ogni volta, davanti alle proteste, la direzione aziendale minacciava la chiusura della fabbrica e i sindacati si appellavano al senso di responsabilità dei lavoratori affinché la produzione e l’estrazione del profitto non venisse interrotta.

I "sacrifici" non hanno evitato lo smembramento della fabbrica, la cassa integrazione e la chiusura della Breda.

Lo stesso processo è avvenuto nelle altre fabbriche sestesi, con la chiusura della Falck, della Ercole Marelli, della Magneti Marelli, dell’Ansaldo e di tutte le altre grandi fabbriche.

Molti lavoratori, oltre a quelli della Breda, hanno avuto la salute rovinata, hanno perso la vita.

Nel conflitto fra lavoratori e padroni c’è una lotta di classe che vede da una parte i lavoratori che resistono e lottano contro lo sfruttamento per abolirlo, dall’altra i padroni e tutti coloro che da questo sfruttamento traggono profitti.

L’Italia detiene il primato, fra i paesi dell’Unione Europea, della mortalità per infortuni sul lavoro: 5,3 morti per 100.000 lavoratori all’anno, contro la media U.E di 3,9.

Il costo di questa guerra non dichiarata - che va sotto il nome di infortuni sul lavoro - nel 2000 è stato di 1.500 morti, più di un milione di lavoratori infortunati, molti anche con mutilazioni gravissime. Ma il costo pagato dai lavoratori è molto più alto, se a queste cifre aggiungiamo le migliaia di morti dovute a malattie professionali e inquinamento ambientale.

Dopo anni di battaglie, 19 denunce archiviate, grazie alla lotta del nostro Comitato siamo arrivati finalmente ad alcuni risultati.
 

Nel mese di luglio 2002 si terrà , presso il Tribunale di Milano, la 10° udienza del processo contro 2 dirigenti della Breda Fucine di Sesto San Giovanni accusati di omicidio colposo per la morte di 6 lavoratori e di lesioni gravissime nei confronti di un settimo.

Nel frattempo il numero dei morti da noi accertato fra gli ex lavoratori della Breda per tumori da amianto e da altre sostanze nocive è arrivato a 70.

Senza padrini politici ed economici, contando solo sulle nostre forze e sulla partecipazione di tutti i nostri compagni, stiamo rompendo il muro di omertà e di complicità che tutte le istituzioni (associazioni padronali, governi, partiti e sindacati) hanno costruito in questi anni contro la lotta dei lavoratori della Breda.

La nostra lotta ci ha fatto comprendere che non esistono istituzioni neutrali.

Ha dimostrato a molti lavoratori che la frase scritta nelle aule dei tribunali italiani "la legge è uguale per tutti" non corrisponde a verità. In questa società chi non ha soldi non può neanche far valere le sue ragioni.

Anche se molti tribunali hanno emesso sentenze assolutorie verso i padroni, sostenendo quindi in pratica che "uccidere i lavoratori in nome del profitto non è reato", continueremo a lottare, fuori e dentro le aule dei tribunali, perché vogliamo e pretendiamo giustizia.

Per noi la verità storica è ormai stata accertata dai fatti e dalle testimonianze dei lavoratori, per quella giuridica continueremo a batterci.

Pur essendo coscienti di andare contro interessi economici giganteschi, contro una società che vive e prospera mettendo il profitto prima degli esseri umani, noi non ci arrendiamo.

Contro chi ha fatto diventare la salute e la vita umana una merce, contro la logica del profitto e lo sfruttamento capitalista - causa principale dei tanti, troppi, morti di lavoro - noi oggi vogliamo ricordare insieme ai nostri e ai vostri compagni morti, tutti i lavoratori assassinati dai capitalisti sui luoghi di lavoro con le parole della lapide posta da noi a Sesto San Giovanni, sul territorio ex Breda, il 23 aprile 1997, che recitano:
 
 

A PERENNE RICORDO DI TUTTI I LAVORATORI MORTI A CAUSA DELLO SFRUTTAMENTO CAPITALISTA, ORA E SEMPRE RESISTENZA.

I COMPAGNI DI LAVORO DI SESTO SAN GIOVANNI
 
 

SULLE LOTTE

La nostra esperienza ci ha insegnato che non basta avere ragione. Bisogna avere la forza ed i numeri per farla valere.

Quando in questi anni la magistratura ci archiviava continuamente i processi abbiamo continuato a lottare, aprendo nuovi fronti.

Il fronte politico-sindacale, cercando di dimostrare che la lotta dei lavoratori della Breda Fucine contro l’amianto e le sostanze nocive faceva parte della lotta del movimento dei lavoratori per la difesa della salute e che interessava tutti coloro che vivevano e vivono condizioni simili alla nostra.
 

Il fronte sociale, raccogliendo dati che dimostravano che l’amianto e le altre sostanze nocive uscendo dalle fabbriche si disperdevano nell’aria, nelle falde acquifere, avvelenando tutto il territorio, e traducendoli in lotta che riguardava tutta la società.

A questo riguardo abbiamo stabilito relazioni e costruito momenti di dibattito e di lotta con molti comitati che si muovevano su tematiche simili alle nostre, riuscendo a coinvolgere il quartiere e la città intorno alla fabbrica e ottenendo il sostegno degli abitanti, costringendo l’amministrazione comunale di Sesto S.Giovanni a costituirsi parte civile nel processo contro i dirigenti della fabbrica Breda Fucine..

Anche sul fronte giudiziario abbiamo organizzato lotte e proteste, inviando lettere di protesta con centinaia di firme ai magistrati che archiviavano i processi, organizzando assemblee e picchettaggi in tribunale con cartelli e striscioni e inviando migliaia di cartoline alla procura della repubblica di Milano con sopra scritto: "La morte sul lavoro non è mai una fatalità! La magistratura non deve archiviare i morti in Breda".

Se i lavoratori vogliono affermare e difendere il loro diritto alla salute, alla giustizia, alla salvaguardia dell’ambiente e della natura, non devono più delegare a nessuno la difesa dei loro interessi. Dobbiamo lavorare per costruire un grande movimento di classe che unifichi tutte le lotte operaie e popolari, nella battaglia contro lo sfruttamento capitalista e la logica del profitto. Bisogna lottare per imporre condizioni di sicurezza sui posti di lavoro, affinchè altri non debbano subire e patire quello che hanno subito i nostri compagni e i loro familiari.
 

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

Il presidente

Michele Michelino (e-mail: michele.mi@inwind.it)

Via Magenta 88 – 20099 Sesto S.Giovanni (MI)