Venezuela: Comunicato Associazione Italia Nicaragua

CON LA REVOLUCIÓN BOLIVARIANA AHORA MÁS QUE NUNCA

Il Venezuela, suo malgrado, negli ultimi mesi, ha guadagnato la ribalta dei titoli di apertura dei media di tutto il mondo. Una escalation di violenza cha ha lasciato sulle strade più di cinquanta vittime.
Un saldo orribile che ha acceso una morbosità da “cronaca nera” in luogo di un racconto aderente alla realtà. Una narrazione totalmente di parte invece di una informazione corretta. Ma, di quale parte?
È necessario porsi questo interrogativo, alla luce delle nefandezze che sono state riportate sui mezzi d’informazione e trasformate così in verità.
L’attacco sferrato al legittimo governo di Maduro, è stato organizzato pianificato ed eseguito da una destra criminale che non ha mai rinunciato al proprio risentimento per riappropriarsi della guida del paese. Secondo le modalità che le sono da sempre più congeniali: sabotaggio delle basi democratiche, istigazione alla violenza, evocazione di un intervento dall’esterno.

Un golpe in stile classico, in poche parole.

L’appoggio esterno, e per esterno s’intenda l’onnipresente sostegno statunitense, non è mai mancato. Ripercorrendo gli ultimi anni di storia latinoamericana, possiamo constatare come siano cambiate (apparentemente) le forme d’ingerenza, ma la sostanza rimane. Tanto più quando si ha a che fare con la volontà, condivisa e perseguita da diversi paesi di tutta l’area, di costituire un blocco unico nel quale riversare istanze e rivendicazioni che spaziano dalla indipendenza politica alla eguaglianza sociale, passando per la emancipazione economica e la rivalsa culturale.

Tutto questo si può racchiudere nel progetto ALBA.
Un progetto che ha visto il Venezuela sempre come capofila, dai semi gettati da Hugo Chávez per arrivare a Nicolás Maduro, suo legittimo successore.
Il Venezuela ha quindi rappresentato la parte scomoda del sub-continente, quella non disposta a sottoporsi quieta e inerme alla ineluttabilità della dottrina Monroe. Quella che non esita a seguire il percorso segnato da Cuba nel 1959 e consolidato poi dal Nicaragua sandinista del 1979.


Il potente vicino del nord, insieme al codazzo riverente sparso in tutto il mondo, a cominciare dalla Unione Europea, non può certo accettare una simile anomalia nel suo cortile di casa. Non può tollerare che in un contesto che si voglia normalizzato possano affermarsi esperienze simili di partecipazione e democrazia. L’unica che si rispetti, è quella esportata a suon di bombe ovunque ci sia da saccheggiare e depredare.
L’America Latina, così come molti paesi “poveri”, non deve affrancarsi dal  destino di eterna colonizzata che la legge del mercato le ha assegnato. E di essere così condannata ad alimentare la ricchezza altrui con le proprie risorse. Chiunque tenti di ribaltare questo corso fatale della Storia cade nel fatale vortice della demonizzazione, della persecuzione, del sovvertimento a tutti i costi.
Senza scomodare gli effetti del modus operandi tipici del Capitalismo, tragicamente noti per le dittature militari del secolo passato, è sufficiente gettare uno sguardo sugli ultimi avvenimenti; Honduras, Paraguay, Brasile, solo per citarne alcuni.

Colpi di Stato micidiali silenziati dalla stampa internazionale.
Ciò che avviene ora in Venezuela è passato invece alla lente d’ingrandimento. Peccato che così facendo s’ingigantiscono le menzogne e si rimuovono le verità. Con la stessa precisione chirurgica con cui si colpiscono villaggi e popolazione civile in altre aree del mondo, affibbiandone poi la responsabilità al “nemico” di turno, così l’assalto mediatico satanizza Maduro e incensa chi vuole destituirlo. Una strategia ben congegnata secondo lo schema delle “rivoluzioni arancioni”. Il popolo stanco della dittatura che si riversa nelle strade e chiede a gran voce il cambiamento. Chiede democrazia, libertà, casa pane e medicine. Le stesse cose che gli erano vietate fino all’avvento di Chávez e che la Rivoluzione Bolivariana ha garantito con una bizzarra forma di dittatura. Sostenuta e alimentata dal popolo che a tutti quei beni di primissima necesstà non aveva accesso, e legittimata da una quindicina di tornate elettorali, referendum inclusi. Una realtà per anni avversata da zerbini della informazione che ora idolatra la violenza fascista delle strade e la spaccia per giusta ribellione. Una irresponsabilità che si affianca a quella di una certa sinistra che non è mai stata in grado di analizzare senza spocchiosità quanto stesse accadendo nel continente latinoamericano. Portandosi con sé la incapacità di leggerne il significato anche per ciò che raccontava a noi da questa parte dell’oceano.
Il Venezuela, come qualunque paese decida di prendere in mano le redini del proprio destino, può aver commesso errori. La infallibilità non fa parte degli strumenti con i quali uomini e donne marciano per la propria autodeterminazione. Lo scontro ora in atto non è il tentativo di far valere gli interessi della opposizione represso da uno stato autoritario. È piuttosto il tentativo di una destra golpista che ambisce alla instaurazione di uno stato autoritario. Benedetto dagli Stati Uniti e dai lacchè internazionali.
Il popolo venezuelano che veglia sulla memoria di Hugo Chávez non lo permetterà, nonostante il suo protagonismo sia azzerato su social quotidiani e telegiornali. Come non dovrà permetterlo la Solidarietà Internazionale, nel doppio compito di sostenere una vera e propria lotta di classe e sbugiardare la propaganda neo-liberista.
L’Associazione Italia – Nicaragua sostiene la Rivoluzione Bolivariana ed è al fianco del governo del Presidente Maduro e del popolo venezuelano.
Ahora más que nunca.
M.Angelilli .