Brasile

Lula e il giudice Moro a confronto

l’ex presidente ha respinto tutte le accuse

“Poiché ritengo che questo processo sia illegittimo e la denuncia una farsa, sono qui per rispetto alla legge e alla Costituzione, ma con molte obiezioni al comportamento dei procuratori di Lava Jato“. Così ha esordito Lula chiamato a deporre il 10 maggio davanti al giudice Sérgio Moro. Oltre cinque ore di interrogatorio, nel corso del quale l’ex presidente ha respinto tutte le accuse e ha più volte sottolineato che finora non è stata prodotta nessuna prova concreta a suo carico. Secondo Moro, Lula è proprietario di un appartamento a Guarujá, località balnearia nello Stato di São Paulo, che avrebbe ricevuto da un’impresa costruttrice in cambio di favori negli appalti pubblici. “Non ho mai chiesto e non ho mai ricevuto quell’appartamento”, ha risposto con fermezza Lula.

Sérgio Moro non gioca certo un ruolo imparziale nel contesto brasiliano. Indiscrezioni selettive e semplici sospetti, fatti filtrare per mesi alla stampa, sono stati fondamentali per creare nell’opinione pubblica un clima ostile al governo Rousseff e al Partido dos Trabalhadores, preparando così il terreno al colpo di Stato. Tra i metodi più contestati di questo magistrato, l’abuso della carcerazione preventiva anche in assenza di prove, per indurre gli arrestati alla “delazione premiata”, cioè a implicare altre persone in cambio della libertà provvisoria o di future riduzioni di pena. Ora Moro cerca in tutti i modi di coinvolgere Lula in un caso di corruzione per cancellarlo dalla scena politica e impedire una sua ricandidatura nel 2018.

Terminata la deposizione, di fronte a 50.000 persone venute a manifestargli il loro sostegno l’ex presidente ha denunciato di essere vittima della “maggiore persecuzione giuridica nella storia di questo paese”. Non per questo è apparso propenso a rinunciare alla lotta, anzi ha riaffermato l’intenzione di concorrere per un terzo mandato alle elezioni del prossimo anno. “Mi sto preparando per tornare”, ha detto. Prima di lui aveva preso la parola Dilma Rousseff per salutare la grande mobilitazione popolare.

In un’intervista concessa al quotidiano argentino Página/12, Dilma ha affermato che l’ex presidente è uscito “magnificamente bene” dal confronto con Moro. “Ha denunciato qualcosa che avviene in Brasile e potrebbe essere in atto in altri paesi. Ha detto che una delle istanze del giudizio non è prevista nello Stato democratico di diritto: i grandi media. I grandi media fanno un processo preventivo. Non c’è un processo esplicito, non c’è diritto di difesa e non c’è dibattimento. Si produce una condanna civile, una demolizione della figura morale della persona. La distruzione fisica annienta il nemico. La distruzione attraverso il lawfare, la guerra giuridica, vuole abbattere la cittadinanza dell’individuo, distrugge il diritto civile di esprimersi”.

Sull’utilizzo della legge come arma, Rousseff torna nel corso dell’intervista: “Ad Harvard gli studiosi John e Jean Comaroff hanno analizzato molto bene questo tema. Ho conversato con loro ed esiste lawfare in tutta l’America Latina. Altri teorici parlano di un progresso dello stato d’eccezione con centro nel potere giudiziario. Nel paese c’è una vera e propria impasse. Il governo attuale vuole consegnare al mercato e ai grandi media un progetto totalmente neoliberista di liquidazione di diritti che si cominciarono a costruire negli anni Quaranta del secolo scorso. Diritti dei lavoratori soprattutto. La soppressione di diritti cambia la concezione del rapporto tra imprenditori e lavoratori. La legislazione del lavoro brasiliana concepisce il lavoratore come il soggetto più debole. Pertanto lo Stato entrava in gioco, finora, per regolamentare questo rapporto. Impediva la barbarie nel rapporto di lavoro. Oggi stiamo tornando alla barbarie. Vogliono prolungare la giornata di lavoro o lasciarla a discrezione dell’imprenditore. Mirano a consentire il lavoro delle donne incinte in condizioni insalubri. Ma non finisce qui. La barbarie vuole distruggere i sindacati e ridurre il ruolo del Ministero del Lavoro nell’equilibrare la relazione asimmetrica tra padroni e dipendenti”. (13/5/2017)

Sull’argomento v. anche:

Lula ringrazia per l’appoggio di massa ricevuto (traduzione di Teresa Isenburg)

La Lava Jato e lo Stato di diritto in Brasile (traduzione di Teresa Isenburg)