Con il sogno boliviano “Itanica” vi augura un felice e sereno anno nuovo

Dalle Ande alle Alpi, con l’obiettivo del treno tra i due oceani
Evo Morales si è incontrato con la presidente svizzera Doris Leuthard
Firma di un protocollo di cooperazione.

Di Sergio Ferrari/ Berna, Svizzera
Quasi 20 anni fa arrivò a Ginevra come dirigente sindacale cocalero in cerca di solidarietà internazionale. Era allora una figura chiave di un’Alleanza Mondiale dei Popoli in via di costruzione, nel pieno di un attivo confronto sociale contro le istituzioni finanziarie internazionali e le loro ricette di riequilibrio strutturale.
Il 14 dicembre 2017 è tornato in Svizzera nella veste di Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, uno statista che è punto di riferimento per i settori progressisti di un’America Latina contraddittoria, dove venti e tempeste stanno facendo retrocedere la situazione sociale.
Due decenni dopo Evo Morales non ha perso la memoria. E nella conferenza stampa con la presidente svizzera Doris Leuthard ha ricordato, prima di tutto e con totale dignità, quel viaggio militante e la richiesta di solidarietà che aveva fatto allora in difesa dei suoi fratelli contadini produttori della foglia di coca.
Ma non è venuto nella capitale svizzera per ricordare aneddoti. Come parte del suo breve viaggio europeo – che comprende Francia, Austria e anche il Vaticano –portava in valigia pronta per la firma una proposta di accordo, elaborata assieme alle sue controparti svizzere, che prevede assistenza tecnica a quello che potrebbe diventare il “progetto del secolo” del Paese andino: la costruzione della linea ferroviaria di collegamento tra i due oceani (CFBI) o treno interoceanico, valutato in oltre 10.000 milioni di dollari USA.

 

Il mega progetto, che a luglio aveva già ottenuto l’appoggio formale del Vertice del MERCOSUR tenutosi a Mendoza, in Argentina, comporta un percorso ferroviario di 3.755 chilometri, collegando il porto brasiliano di Santos, sull’Atlantico, con quello di Ilo, sul Pacifico peruviano.
Il presidente Morales ne è perfettamente convinto. “Vogliamo avviare il progetto nel 2018”, ha dichiarato. Con la grande esperienza della fine diplomazia andina, il treno bioceanico si è pian piano affermato tra le priorità regionali. In primo luogo ha sostituito un altro progetto simile, Made in China, pensato tra Brasile e Perù e che lasciava da parte la Bolivia.
In seguito ha ottenuto il sostegno di Perù, Brasile e persino di Paraguay e Uruguay, per lanciarlo come un’opzione praticabile che andrà a vantaggio di tutte le parti interessate, “perché è più breve e presenta meno problemi ecologici”. Ora chiede l’appoggio svizzero per aprire un canale di collaborazione effettiva da parte dello Stato e di gruppi imprenditoriali svizzeri e tedeschi, che da qualche tempo vedono con simpatia – grazie ad allettanti possibilità di profitto – il sogno boliviano.
 Stiamo facendo appello al sapere, all’esperienza e all’assistenza tecnica europee, ha sottolineato Morales. Sono importanti per costruire la linea ferroviaria di 1.500 chilometri su suolo brasiliano, quasi 1.900 chilometri in Bolivia e circa 350 in Perù.
Per le economie dei paesi latinoamericani coinvolti, un progetto di questo tipo implicherebbe un profitto a tutto tondo. Per la Bolivia significherebbe un vero sbocco al mare. Per il Brasile un passaggio più veloce via terra delle sue esportazioni e importazioni, senza dover ricorrere al lungo viaggio per mare attraverso il Canale di Panama o, a sud, attraverso Capo Horn. Per il Perù, poter contare su una delle due porte d’entrata-uscita del faraonico progetto. Un ulteriore tratto secondario beneficerebbe direttamente il Paraguay.
Si tratta di una posizione di Evo contraddittoria con gli ideali di sinistra e che deve ricorrere al sostegno finanziario e all’esperienza internazionale di paesi capitalisti, per realizzare questo megaprogetto? ha chiesto quasi provocatorio un giornalista svizzero.
Ogni nazione, ogni continente ha il diritto di ricercare il modello migliore per sé” e nella consultazione democratica si è ripetuto due volte, in modo che fosse ben recepito, il concetto dell’autodeterminazione. In ogni caso, per noi in Bolivia, il neoliberismo è stato disastroso e nefasto, ha spiegato l’ex dirigente cocalero oggi diventato statista. E i risultati conseguiti “da quando siamo arrivati ​​al governo” sono tanto evidenti quanto significativi, ha sottolineato basandosi su una serie di esempi, in particolare per quanto riguarda l’aumento delle esportazioni di diversi tipi di gas e fertilizzanti.
Il sogno boliviano di un treno tra i due oceani è uscito rafforzato dal suo passaggio in Svizzera. Ci sono il progetto e la mappa del percorso, gli appoggi politici, le promesse parziali di finanziamento e un’agenda precisa: portarlo a conclusione nel 2025, data del bicentenario dell’indipendenza della Bolivia.

Tradu. N.M.
Milano