Il vescovo nicaraguense leader dell’opposizione

Malcontento in Vaticano
Managua, 01 giugno (OBR GT | Rebeldía Centroamericana LINyM) -.
Il vescovo ausiliare di Managua, Mons. Silvio Báez, si è convertito nelle ultime settimane in un elemento problematico sulla via della ricerca di una soluzione pacifica alla crisi che sta sconvolgendo il Nicaragua. Nelle sue sempre più frequenti allocuzioni, riprese prontamente dai media, ha di fatto mostrato, suo malgrado, come un settore della gerarchia cattolica nicaraguense non sia poi così disposta a percorrere il cammino della pace. Al contrario, sembra proprio che voglia affiancare quei settori della società che si sono posti l’obiettivo di rovesciare il governo costituzionale e legittimo del Nicaragua.
Papa Francesco si è pronunciato a favore del dialogo e di una soluzione pacifica in Nicaragua. Tuttavia, in contrasto con il ruolo conciliativo e costruttivo della maggior parte dei membri della Conferenza episcopale nicaraguense, Cen, il vescovo Báez continua a emettere dichiarazioni o inviare messaggi attraverso i social media, che contrastano con il ruolo di mediatore e testimone assunto -insieme ad altri 4 vescovi- nel dialogo nazionale tra governo e opposizione.
Il comportamento di Mons. Báez ha molto a che vedere con la mancanza di una vera leadership all’interno dei settori più recalcitranti dell’opposizione. Quegli stessi settori che istigano la gioventù contro il governo e che godono del sostegno di organizzazioni della cosiddetta società civile e di partiti politici como il Movimento rinnovatore sandinista, Mrs.
Se no basta vedere i commenti inviati dal vescovo ausiliare attraverso il suo profilo twitter e rivolti ai giovani: “grazie per avere risvegliato la nazione”, “state attenti e non fatevi intimidire”, “la vostra protesta è giusta e avete il sostegno della chiesa”, “vi chiediamo di non abbandonare la protesta”, “non fatevi sviare da ideologie politiche”. E ancora, “spero che la polizia non provochi altro dolore in Nicaragua. Basta violenza, basta morti”, “inaccettabile la politica di terrore e violenza scatenata contro gli studenti”, “l’intensità della protesta dipenderà dai passi in avanti che si faranno sulla via della democrazia”.
Anche il 30 maggio, durante gli scontri che sono costati la vita a 15 persone, Báez ha immediatamente accusato il governo “la gioventù sandinista ha attaccato la gente che marciava pacificamente. Ci sono feriti gravi” “Turbe attaccano manifestazione pacifica”. Riprende poi le parole del rettore dell’Università Centroamericana “Turbe del governo sparano per uccidere” “È un massacro. Sparano raffiche contro manifestanti pacifici”. Le fonti? Non è dato a sapere. Effetti? Migliaia di retweet che inondano l’etere e creano panico e un effetto realtà virtuale.

La Chiesa ha il compito di promuovere il dialogo rispettoso, tuttavia qui si nota una marcata tendenza a favorire il rovesciamento del presidente Daniel Ortega.
“La Commissione di conciliazione si suppone che sia obiettiva, neutrale, equa e senza pregiudizi o preferenze per l’una o l’altra parte. La Conferenza episcopale non è stata in grado di dimostrarsi disciplinata in questo senso. I vescovi Silvio Báez e Juan Abelardo Matta hanno adottato atteggiamenti chiaramente di parte e apertamente ostili nei confronti del governo”, scrive l’analista politico Carlos Escorcia.
Organizzazioni come il Mrs hanno fatto di tutto affinché Mons. Báez facesse parte della Commissione, a discapito del Cardinale Leopoldo Brenes, considerato dai settori “duri” come troppo vicino al governo. In una logica di accumulazione di sostenitori e simpatizzanti in attesa del momento più adatto per la rivolta, Mons. Báez ha contribuito a captare persone disposte a tutto. Le omissioni sul discorso del Pontefice che invitava la Chiesa a essere mediatrice nel conflitto per favorire la pace, mettono allo scoperto le ambizioni del vescovo ausiliare e la sua sete di protagonismo all’interno della vita politica del paese. Divide l’episcopato e spinge il settore più radicale della Chiesa a schierarsi a favore di un’azione destabilizzatrice del governo.
Per il momento, la Chiesa non è riuscita ancora a svolgere il suo ruolo di mediatore. Ha permesso comportamenti deprecabili e irrispettosi da parte degli studenti nei confronti dei membri del governo, ha preso per buone tutte le denunce dei settori dell’opposizione e, attraverso di Mons. Báez, ha contribuito ha creare maggiore divisione, astio e difficoltà nella ricerca di una soluzione pacifica della crisi.