America Latina )- Covid-19 non è il destino, è il capitale

America Latina-Covid-19 non è il destino, è il capitale

Honduras il caso più evidente

Managua, 27 marzo (Altrenotizie | LINyM) -.

Col passare dei giorni aumentano i Paesi e le popolazioni contagiate dalla pandemia di Covid-19. Ad eccezione di alcuni casi, i governi delle nazioni colpite hanno imposto misure drastiche per rallentare almeno la diffusione del coronavirus. Misure che spesso si scontrano con i diritti fondamentali dei cittadini.

Proteggono le frontiere interne ed esterne, militarizzano città e territori, decretano stato d’emergenza e coprifuoco, cercando così di alleviare le debolezze e i fallimenti cronici di un sistema sanitario vittima sacrificale di un modello economico neoliberale privatizzatore, individualista e acaparratore.

Eugenio Sosa è sociologo e professore presso l’Università nazionale autonoma dell’Honduras, Unah. Secondo lui, la situazione verificatasi in diverse nazioni europee e il terrore che si è impossessato della popolazione, ha indotto Paesi come l’Honduras a radicalizzare le misure per affrontare la pandemia di coronavirus. Tuttavia, gli alti tassi di disuguaglianza che esistono nella stragrande maggioranza dei paesi dell’America latina hanno un impatto molto diverso sulla popolazione.

Coloro che soffrono maggiormente  queste misure draconiane sono le fasce più fragili della popolazione, i cui diritti sono stati ridotti anno dopo anno, legge dopo legge, misura economica dopo misura economica. Ora, come per magia, per milioni di senzatetto ed esclusi anche la stessa sopravvivenza è in pericolo.

“L’Honduras è uno dei paesi di maggiore disuguaglianza, miseria ed esclusione del continente latinoamericano. Quando il governo decreta la quarantena totale ed il coprifuoco, la stragrande maggioranza della popolazione rimane senza protezioni. Sono tutte quelle famiglie che sopravvivono  con l’economia informale, il lavoro precario, che riescono a malapena a garantirsi il sostentamento quotidiano”.

Honduras diseguale

Secondo un’indagine multiscopo sulle famiglie realizzata nel 2018 dall’Istituto nazionale di statistica, Ine, la povertà colpisce in media il 61,9% delle famiglie, il 38,7% delle quali vive in condizioni di estrema povertà. Questi dati aumentano nelle aree rurali dove la povertà raggiunge il 70,3% delle famiglie e la povertà estrema il 58,9%.

Se analizziamo la quantità delle persone che vivono in queste famiglie, vediamo che chi vive in povertà è il 67,1% del totale (quasi 6 milioni di persone) e in povertà estrema il 42,9% (3,8 milioni). Nelle aree rurali, la povertà e la povertà estrema interessano  rispettivamente il 73,8% e il 62,6% delle persone (Alba Sud 2019).

Lo studio “Diagnostica del lavoro” della Banca mondiale mostra che il 58% dei posti di lavoro in Honduras è ancora informale, uno dei livelli più alti in America latina e Caraibi.

Il lavoro informale riguarda  sia il “lavoro autonomo” che il lavoro salariato (41%). In particolare, le donne soffrono maggiormente di questa situazione: solo il 47% delle honduregne in età lavorativa ha un impiego, che molto spesso è informale.

L’Ine sottolinea inoltre che in Honduras il numero di disoccupati e sottoccupati, visibili e invisibili, è quasi di 2,8 milioni, pari al 66% della popolazione economicamente attiva (PEA). La sottoccupazione invisibile [1] raggiunge quasi 2 milioni di persone.

Secondo il Forum sociale sul debito estero, Fosdeh, l’occupazione informale in Honduras è aumentata di oltre il 160% negli ultimi anni.

L’istituzione che coordina la generazione di aggregati statistici ufficiali stima che nel 2019 la PEA fosse poco più di 4,2 milioni di persone, pari al 46,1% della popolazione totale del paese (9,2 milioni).

Per Eugenio Sosa, le misure radicali messe in atto dal governo honduregno potrebbero creare una situazione esplosiva. Lo stesso accadrà nei paesi della regione in cui vi sono elevati livelli di povertà e disuguaglianza. “Se il governo non intraprende azioni differenziate per questi settori, la gente scenderà in strada per trovare da mangiare. Questo potrebbe innescare una reazione estremamente repressiva da parte delle forze dell’ordine (per lo più militari), con effetti devastanti per la società.

Per questo motivo gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno esortato gli Stati a “evitare di prendere misure estreme nella risposta all’epidemia di coronavirus” e hanno ricordato che i poteri straordinari in situazioni di emergenza “non devono essere utilizzati per annullare il dissenso (…) e che qualsiasi risposta di emergenza deve essere proporzionata, necessaria e non discriminatoria.”

Emergenza e corruzione

Un altro elemento di preoccupazione per il sociologo honduregno è l’uso discrezionale da parte del governo dell’enorme quantità di denaro messa a disposizione dal Parlamento per affrontare l’emergenza.

“Sono 420 milioni di dollari che possono essere utilizzati in modo assolutamente discrezionale per, dicono, costruire ospedali e centri di salute.

In un paese come l’Honduras, con istituzioni  molto deboli e innumerevoli casi di corruzione rimasti impuniti – ricordiamoci del saccheggio di quasi 330 milioni di dollari dalla previdenza sociale – questa misura ha sollevato molte preoccupazioni.

Significa – ha proseguito Sosa – contratti senza gara d’appalto, reclutamento di personale senza il controllo dei processi di selezione, esternalizzazione e privatizzazione dei servizi. Si riprende anche a parlare della legge quadro sulla Protezione Sociale, che è stata all’origine, lo scorso anno,  delle grandi proteste di medici e insegnanti.

Ma questo va oltre, perché uno sconvolgimento sociale in un anno pre-elettorale potrebbe anche portare a scenari di continuismo politico”, ha avvertito Sosa.

È il capitale

Per il docente universitario non c’è dubbio che questa crisi affonda le sue radici nell’attuazione e nel radicarsi di un modello economico basato sull’egoismo, l’individualismo, sull’esclusione e sulla concentrazione della ricchezza.

Un accaparramento neoliberale e predatorio che ha spazzato via lo stato sociale, saccheggiato territori e beni comuni, trasformato i servizi essenziali in merce, spazzando i diritti fondamentali e derubando la stragrande maggioranza dei cittadini del sogno di una vita dignitosa e di un futuro migliore.

“Perché adesso si preoccupano di investire nella salute? Hanno spazzato via tutto e ora ci troviamo in una situazione in cui non c’è capacità di rispondere a un’emergenza grande come la pandemia del coronavirus. Corrono come pazzi per chiedere risorse senza coinvolgere la società, senza differenziare le misure, senza responsabilità, potenziando le pratiche autoritarie e clientelari tradizionali.”

Sosa si è inoltre detto preoccupato per l’uso politico che alcuni governi potrebbero fare della crisi sanitaria. “Non sarei sorpreso se quello che sta accadendo in America latina venga sfruttato sia dai governi satelliti degli Stati Uniti per militarizzare, criminalizzare e perseguire ancora di più gli attivisti ed i movimenti sociali che non hanno smesso di denunciare e combattere la corruzione, l’impunità e questo modello predatorio, sia da Washington e dall’Osa (Organizzazione stati americani) per rafforzare l’attacco sistematico a quei governi che non si piegano alle loro politiche e imposizioni. Questa crisi può diventare un terreno fertile per silenziare le voci critiche e rafforzare le pratiche dittatoriali.”

Per il sociologo honduregno, le conseguenze della pandemia per paesi come l’Honduras sono imprevedibili, tuttavia qualcosa di diverso è possibile.

“Abbiamo già esempi di paesi, come Cuba o Venezuela, che hanno deciso di affrontare l’emergenza allontanandosi da un modello individualista e mantenendo la loro visione solidale. Questo ci fa pensare che qualcosa di diverso sia possibile.

Due sono gli elementi per valorizzare i processi di emancipazione e lotta. Il primo è riaffermare con forza che quello a cui stiamo assistendo è una crisi della società capitalista che, di fronte alla pandemia, pensa solo al “si salvi chi può”.

La seconda è che esiste un altro modello che prevede il coinvolgimento della società, la partecipazione dei cittadini, la solidarietà interna ed esterna con coloro che ne hanno più bisogno. È anche un’esortazione, uno stimolo ai movimenti sociali e popolari per approfondire l’analisi del rapporto crisi – modello economico, proponendo un nuovo modello di salute, sviluppo, convivenza e lottando per questo”, ha concluso Sosa.

 [1] Le persone che lavorano 40 ore o più ma ricevono un reddito inferiore al salario minimo di sussistenza

di Giorgio Trucchi

Traduzione: Pamela Peñuela

Fonte: Altrenotizie