Nicaragua, realtà virtuale e diritti umani

Nicaragua, realtà virtuale e diritti umani

Il falso video documentario di EAAF e SITU Research sul Nicaragua prodotto per il gruppo GIEI / OSA

Managua, 16 luglio (LINyM | Tortilla con Sal) 

Dal gennaio 2007 l’industria occidentale dei diritti umani ha attaccato il governo sandinista del Nicaragua accusandolo di essere antidemocratico e repressivo. Per oltre un decennio, lo sviluppo sociale ed economico del Nicaragua e i risultati di successive elezioni democratiche hanno contraddetto ripetutamente tale narrativa.  

Frustrate dall’imbarazzante esempio dell’innegabile progresso sociale ed economico del Nicaragua, le autorità statunitensi hanno preparato, organizzato e infine appoggiato apertamente il violento tentativo di colpo di Stato del 2018.  Dopo il suo fallimento, l’industria dei diritti umani nordamericana ed europea ha accusato ingiustamente le autorità nicaraguensi di avere represso brutalmente le proteste pacifiche dell’opposizione, mediante l’uso sproporzionato e letale della violenza. Nel far ciò, i resoconti delle organizzazioni dei diritti umani hanno ignorato sistematicamente numerosi crimini e perfino i massacri commessi dall’opposizione di destra, sostenuta dal governo degli Stati Uniti d’America e dai suoi alleati.

Tra il 18 aprile e il 17 luglio 2018, 23 poliziotti furono assassinati e oltre 400 feriti da attivisti dell’opposizione armati. I resoconti delle organizzazioni occidentali dei diritti umani hanno occultato tale violenza deliberata e letale dell’opposizione, eliminando sistematicamente le deposizioni dei testimoni oculari, le prove documentali e il materiale audiovisivo. Al contrario, non esistono prove categoriche che sostengano le accuse di violazioni sistematiche dei diritti umani da parte del governo del Nicaragua.

Ultimamente, le organizzazioni dei diritti umani hanno tentato di riempire questa lacuna con un’innovativa tecnica di ricostruzione della realtà virtuale. Il 30 maggio scorso, lEquipe argentina di antropologia forense (EAAF) ha pubblicato un video documentario, come risultato della collaborazione tra un organismo dell’Organizzazione degli stati americani (OSA), il Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (GIEI), l’EAAF stessa e SITU Reasearch, un’azienda specializzata nella produzione di immagini virtuali con sede a New SITU ha collaborato negli anni con agenzie come Amnesty International, Human Rights Watch e un gruppo di avvocati ucraini nella ricostruzione di eventi attraverso tecniche di realtà virtuale. Tanto GIEI, quanto EAAF e SITU Research hanno affermato falsamente che il loro video documentario dimostra che la polizia nicaraguense nel 2018 ha sparato in modo indiscriminato, senza provocazione, per uccidere manifestanti disarmati. Eppure il loro video non riporta immagini di agenti o sostenitori sandinisti mentre sparano contro i manifestanti, piuttosto tralascia le note immagini filmate dai mezzi di comunicazione dell’opposizione stessa, che mostrano dei manifestanti oppositori mentre portano e finanche utilizzano armi letali. Sorvola anche sul contesto cruciale in cui si scatenò la violenza armata dell’opposizione connessa agli avvenimenti riportati nel documentario.

Non prende neppure in esame la forte possibilità di spari effettuati sotto “falsa bandiera”, simili a quelli degli incidenti che ebbero luogo sul Ponte Llaguno a Caracas, durante il fallito tentativo di colpo di Stato dell’aprile 2002 in Venezuela. Il video ha avuto il sostegno finanziario di donatori corporativi, compresa l’Open Society Foundation di George Soros, nota per aver appoggiato il colpo di Stato in Ucraina, oltre che i tentativi di cambiamento di regime in altri Paesi. 

Il video dell’EAAF-SITU Research fa affermazioni pseudo-scientifiche attribuendo spari letali alla polizia o ai sostenitori sandinisti, basate su un’analisi professionale del suono degli spari da parte della Knox Associates. Come sottolinea John Perry nel suo articolo sull’analisi del video, la relazione di Knox evidenzia che attivisti dell’opposizione armati si trovavano tra i manifestanti, come riconosce di sfuggita perfino il rapporto del GIEI. Altre sequenze registrate, facilmente consultabili, mostrano attivisti dell’opposizione mentre portano fucili automatici e usano pistole automatiche, molto vicino agli stessi luoghi e all’incirca alla stessa ora in cui, nel video, si afferma che la polizia nicaraguense sparò con le proprie armi.

Il video dell’EAAF elimina questa informazione non conveniente. Analogamente, le immagini del video elaborato da SITU Research con l’assistenza di Knox Associates, confondono in modo improprio le distanze dalle quali, nel video stesso, si sentirono gli spari.

Questa confusione e inesattezza di SITU Research ha dei precedenti nel suo video sulle sparatorie a Maidan di Kiev in Ucraina nel 2014. Il video di SITU Research che mostrava alcuni scontri a fuoco avvenuti a Maidan venne analizzato accuratamente da Iván Katchanovski dell’Università di Ottawa. Katchanovksi concluse che “non è necessario avere alcuna conoscenza esperta o familiarità col massacro di Maidan o con l’Ucraina, per cogliere una flagrante distorsione dei dati elementari in questo modello 3D”. Scoprì tra l’altro che il modello 3D di SITU Research aveva spostato la posizione delle ferite, per adattarsi alle conclusioni del video. L’analisi di Katchanovksi si basava anche su prove omesse da SITU Research, che contraddicevano le affermazioni apparse nel loro video sull’Ucraina. Analogamente SITU ed EAAF hanno eliminato deliberatamente le prove che contraddicono le affermazioni del loro video sul Nicaragua. 

Con sorprendente franchezza, Brad Samuels, socio fondatore di SITU Research, ha dichiarato pubblicamente: “… si tratta d’impedire che queste narrative diventino la ragione per cui non esiste responsabilità… affinché tu possa focalizzarti su ciò che sai e credo che questo sia in gioco in tutti i sensi, più di quanto lo  sia mai stato,… questa questione della competizione fra narrative, affermazioni della verità e fatti; è di questo che si tratta realmente, di cui questo lavoro si occupa”. 

Qui Samuels riconosce apertamente che l’inchiesta di SITU Research sopprime le prove competitrici non convenienti, che contraddicono la narrativa su cui SITU Research vuole focalizzarsi. Così attuarono col video dell’Ucraina e ora l’hanno fatto anche col video di EAAF-SITU Research sugli eventi del 30 maggio 2018 a Managua. Tale video documentario potenzia in modo subdolo i falsi resoconti del GIEI, utilizzati per giustificare gli attacchi contro il governo del Nicaragua all’interno dell’OSA. 

Tanto il video documentario dell’EAAF-SITU Research, quanto le relazioni del GIEI escludono o cancellano sistematicamente i riferimenti al materiale audiovisivo disponibile qui e qui, le prove documentali, le deposizioni dei testimoni e i comunicati stampa qui, qui, qui, qui e qui, e un resoconto sul campo di un veterano del giornalismo indipendente; tutto questo mette in discussione la loro versione dei fatti. Il caso del Nicaragua è un esempio emblematico di come sia stata sovvertita la pratica dell’indagine genuina sui diritti umani, per produrre relazioni molto fuorviate da parte di organizzazioni quali l’EAAF e SITU Research, che appoggiano l’agenda politica di istituzioni neocoloniali come l’Organizzazione degli stati americani. 

Le popolazioni occidentali sono di fatto indifese contro questo tipo di tirannia della disinformazione anti-democratica. Cooptate da cupole di tipo corporativo, le organizzazioni non governative dei diritti umani nordamericane ed europee lavorano da vicino con le loro controparti nell’industria dei mezzi d’informazione corporativi e alternativi. Appoggiano la politica estera dei Paesi della NATO e corrompono intenzionalmente il funzionamento delle istituzioni internazionali dei diritti umani, a seconda delle necessità, per appoggiare tale politica estera. 

In pratica ciò significa che realizzano attacchi frequenti e opportunamente programmati contro i Paesi nel mirino dei governi occidentali, come Siria e Venezuela, e diversamente rivolgono attacchi meno frequenti e meno critici nei confronti, ad esempio, di Colombia o Israele. I resoconti dell’industria dei diritti umani sono punti di riferimento essenziali per la copertura informativa dei temi internazionali da parte della stampa e dei media, così come per i messaggi, spesso estremamente aggressivi, dei social. Le loro denunce rappresentano inoltre dei contributi basilari nei processi giuridici internazionali nell’ambito dei diritti umani. 

Le organizzazioni occidentali dei diritti umani in tal modo ampliano enormemente la loro portata e ambito di mercato, facendosi passare falsamente come interlocutori imparziali nelle istituzioni mondiali dei diritti umani. L’aura dei loro messaggi ha influenza su un numero enorme di persone che neanche leggono le loro relazioni. Quest’aura è un prodotto dell’industria dei diritti umani di pari o maggiore importanza dei loro lavori investigativi. Consolida la loro credibilità istituzionale, migliorando così enormemente la loro capacità di manipolare la presentazione delle notizie e i social network. 

Questo credito da marketing è qualcosa di più che una mera pubblicità ingannevole per distrarre il consumatore. Condiziona la formazione dell’opinione pubblica internazionale a favore dell’agenda degli interessi corporativi e governativi, che investono risorse nell’industria dei diritti umani, proprio per rafforzare il potere e l’influenza delle élite occidentali. Delegittima radicalmente l’opposizione all’illecito potere delle élite nordamericane ed europee, stabilendo implicitamente dei limiti alle opinioni e argomenti che saranno tollerati o meno. Le organizzazioni e i leader dei diritti umani riescono ad ottenere questo controllo non grazie al rigore intellettuale o attraverso legittimi e autentici risultati, bensì per aver accumulato un fasullo prestigio pubblico attraverso l’accettazione corporativa e governativa, che si traduce in premi e sovvenzioni. 

Tale investimento imprenditoriale e governativo fornisce le organizzazioni dei diritti umani di denaro, status e buona volontà, favorendo due strategie estremamente ciniche e fondamentali. In primo luogo, l’industria dei diritti umani commercializza sé stessa in maniera disonesta, ma molto potente, come fosse spinta da una preoccupazione umanitaria e non da un pregiudizio ideologico, e questo di fatto discredita e marginalizza le critiche legittime. In secondo luogo, l’industria dei diritti umani respinge o elimina sistematicamente e disonestamente le prove che smascherano i pretesti per la sadica aggressione economica e militare nordamericana ed europea contro Paesi di tutto il mondo, dall’Iran e la Siria, a Cuba e Venezuela. 

Il falso video documentario di EAAF e SITU Research sul Nicaragua prodotto per il gruppo GIEI, che a sua volta riferisce all’OSA, è il più recente rilevante esempio di questa realtà. È una pseudo-innovazione, una ripetizione neocoloniale della dominazione imperialistica convenzionale, che abbandona e corrompe la verità storica per favorire una narrativa al servizio delle élite occidentali. Conferma la famosa affermazione di Rodolfo Walsh: “La storia sembra essere proprietà privata, i cui padroni sono i padroni di tutte le altre cose”. Che amara ironia che un gruppo dei diritti umani dell’Argentina collabori a un progetto che cerca di scagionare i criminali appoggiati dal governo degli Stati Uniti, mentre demonizza le sue vittime. 

(Fonte: Stephen Sefton Tortilla con Sal)

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A seguito della pubblicazione del video documentario della GIEI, la statunitense Alliance for Global Justice e la britannica Nicaragua Solidarity Campaign Action Group hanno reso pubblico il testo di una lettera inviata alla  CIDH, al GIEI, alla EAAF e a SITU Research, in cui esprimono preoccupazione per ciò che considerano “gravi carenze nel video documentario pubblicato il 30 maggio di quest’anno, sugli avvenimenti che hanno portato alla morte di tre cittadini nicaraguensi, che manifestavano contro il governo”.

Decine di organizzazioni e persone di vari Paesi hanno firmato la lettera in cui si formulano tredici domande chiave agli autori e realizzatori del video documentario.

“Aspettiamo con interesse di conoscere le vostre osservazioni in risposta alle nostre domande”, si conclude la lettera.

A continuazione il testo completo.

LETTERA APERTA

da:

società civile nicaraguense membri delle reti nordamericane ed europee  in solidarietà con la rivoluzione sandinista del Nicaragua  

a:

Presidente della CIDH: Sig. Joel Hernández García  

Prima vicepresidente della CIDH: Sig.ra. Antonia Urrejola Noguera  

Seconda vicepresidente della CIDH: Sig.ra. Flávia Piovesan  

Membri del GIEI: Sig. Amerigo Incalcaterra, Sig.ra Sofía Macher,

Sig. Pablo Parenti e Sig.ra Claudia Paz y Paz Bailey  

EAAF: Sig.ra Mercedes Doretti, Direttrice programmatica Centro e Nordamerica  

SITU: Brad Samuels, socio  

Oggetto: Relazioni della CIDH su avvenimenti in Nicaragua 

Vi scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione per ciò che riteniamo siano deficienze molto gravi nel video documentario che l’Equipe argentina di antropologia forense, con l’aiuto di SITU Research di New York, ha pubblicato il 30 maggio di quest’anno, in relazione agli eventi che portarono alla morte di tre cittadini nicaraguensi che due anni fa, il 30 maggio 2018, manifestavano contro il loro governo. 

  Sebbene il video documentario riconosca che non vi siano prove determinanti, persiste nel sostenere che le prove circostanziali suggeriscono in modo schiacciante che agenti di polizia armati o sostenitori sandinisti ammazzarono indiscriminatamente i tre manifestanti suddetti, come altre persone che pure morirono per colpi d’arma da fuoco nel medesimo contesto degli incidenti. Il video documentario riconosce che anche due sandinisti furono uccisi a colpi d’arma da fuoco quel giorno nel corso degli incidenti correlati, ma ha deciso di omettere qualunque considerazione su come e perché queste due persone furono assassinate. 

Il video documentario rafforza l’ingiusta e assai disonesta affermazione dell’opposizione politica del Nicaragua, versione ripetuta, senza alcun serio tentativo di convalida indipendente, da parte del Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti organizzato dalla Commissione interamericana dei diritti umani dell’Organizzazione degli stati americani: che il governo sandinista utilizzò deliberatamente una forza letale sproporzionata contro manifestanti pacifici durante il violento e fallito tentativo di colpo di Stato, tra il 18 aprile e il 17 luglio 2018. 

Poniamo i seguenti quesiti circa tale video documentario, affinché le vostre organizzazioni rispondano in onore alla trasparenza istituzionale, al dibattito democratico e ad una resa dei conti autentica. 

 – Perché il video documentario menziona l’assassinio di due sandinisti senza segnalare che probabilmente vennero colpiti a morte da proiettili sparati da attivisti armati dell’opposizione, il che scalzerebbe completamente l’affermazione del video documentario che i manifestanti dell’opposizione erano disarmati ed erano pacifici? Si tenta di scartare la probabilità che i tre manifestanti dell’opposizione sui quali si incentra il vostro video documentario siano morti in uno scontro a fuoco? Esso ebbe inizio in circostanze sulle quali esistono versioni contraddittorie. Perché il vostro video documentario elimina completamente ogni discussione al riguardo? 

 – Perché il vostro documentario evita di considerare un video reportage di Radio Corporacion, media dell’opposizione, ed altri filmati facilmente consultabili, che ritraggono attivisti dell’opposizione con armi da fuoco, compresi fucili automatici,  mentre sparano con pistole automatiche, nel pomeriggio del 30 maggio 2018, vicino alla zona dalla quale si afferma che vennero effettuati gli spari mortali che causarono la morte dei tre manifestanti, i quali sono il fulcro del vostro video documentario? 

 – Perché il vostro video documentario non menziona le ferite d’arma da fuoco, procurate nel medesimo contesto degli incidenti di cui il video si occupa, contro 20 ufficiali di polizia, fatto che contraddice completamente l’ipotesi che tutti i manifestanti dell’opposizione fossero disarmati e pacifici? 

 – Perché nel vostro video documentario si ritraggono la polizia e gli agenti volontari con armi automatiche senza spiegare la ragione per cui sono armati? Due giorni prima, nella stessa zona degli incidenti coperti dal vostro video, un poliziotto venne colpito a morte e altri cinque feriti da attivisti armati dell’opposizione, i quali cercavano d’impedire ai suddetti agenti di accorrere in aiuto degli oltre 20 lavoratori di Nueva Radio Ya, da essi attaccata. 

– Perché il vostro video documentario non mostra immagini dell’uso di armi da parte della polizia, che proverebbero esservi dei precedenti agli avvenimenti del 30 maggio 2018, come voi argomentate, affermando nel video stesso che le vostre organizzazioni hanno passato in rassegna migliaia di filmati con casi di repressione poliziesca? 

 – Perché il vostro video documentario non menziona i diversi documenti ufficiali, comunicati stampa e deposizioni di testimoni che contraddicono la versione dei fatti da voi presentata? 

– Perché il vostro video documentario ignora la forte probabilità di un attacco sotto “falsa bandiera”, simile a quello del Ponte Llaguno a Caracas durante il fallito tentativo di colpo di Stato in Venezuela nel 2002, giacché qualunque resoconto serio degli avvenimenti analizzati nel vostro video documentario avrebbe segnalato tali ipotesi contrarie, spiegando perché vanno scartate? 

 – Perché il vostro video documentario non dà seguito alla prova dell’analisi del suono delle tre sparatorie, emersa nella relazione di Knox Associates, che menziona “un’arma da fuoco scaricata vicino alla cinepresa. È difficile determinare che tipo di arma da fuoco sia… potrebbe essere una pistola semiautomatica o un fucile”, apparentemente riferendosi ad un’arma usata dai manifestanti oppositori. 

 – Perché il vostro video documentario non definisce correttamente l’ubicazione dei poliziotti che affrontavano i manifestanti nell’Avenida Universitaria? Le immagini registrate il 30 maggio 2018 li situano ad un incrocio stradale a 175 metri dalla barricata, mentre una cartina sul sito web del vostro archivio mostra che la polizia stava ancora più vicino. Un paragone tra la cartina del vostro video e le mappe di Google indica chiaramente che non è in scala, in realtà mostra un raggio di 145-215 metri, il che significa che la polizia non si trovava nel posto da cui il vostro esperto in armi ha detto essere partiti gli spari fatali. 

 – Perché il vostro video documentario indaga soltanto sui tre spari presuntamente responsabili della morte dei tre manifestanti, sui quali si concentra, dato che le prove di Knox Associates, benché coprano solo pochi minuti, indicano che ci furono altri scontri a fuoco, apparentemente da entrambi i lati? 

 – In questo contesto, perché il video ignora l’ammissione, a pagina 164 della relazione originale del GIEI, della “presenza di quattro persone armate tra i manifestanti” [GIEI “Resoconto sui fatti di violenza avvenuti tra il 18 aprile e il 30 maggio 2018”], che pare riferirsi allo stesso incidente nell’Avenida Universitaria che si osserva nel video documentario? 

 – Perché l’indagine del vostro video documentario si limita a riportare gli avvenimenti sul lato Ovest dello stadio, quando si stavano verificando altre sparatorie sul lato Est, e queste avrebbero causato la risposta degli agenti di polizia in tutta la zona dello stadio, specialmente se si trovavano sotto tiro o lo erano stati da poco, come accadde il 28 maggio? 

 – SITU Research ed EAAF riconoscono il sostegno finanziario da parte di fonti corporative degli Stati Uniti, tra cui la fondazione Open Society, il che suggerisce una forte componente ideologica nella produzione di questo video. Chi ha finanziato le vostre organizzazioni per produrlo e quanto denaro hanno investito? 

 Aspettiamo con interesse di conoscere le vostre osservazioni in risposta alle nostre domande. 

Fonte (Giorgio Trucchi | LINyM)

Traduzione di Adelina Bottero