Honduras – Guapinol resiste!

Honduras Guapinol resiste!
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esce l’indignazione  per i continui attacchi contro le comunità che difendono i beni comuni nella zona dell’Aguan honduregno.

Tegucigalpa, 18 marzo (LINyM) 

Otto difensori dei beni comuni della comunità di Guapinol, nel nord est dell’Honduras, sono ancora in prigione (sette a Olanchito e uno a La Ceiba) per aver difeso il territorio e i fiumi che attraversano il Parco nazionale Montaña de Botaderos, minacciato dalla società mineraria Los Pinares.

Proprietari della compagnia sono Lenir Pérez, già coinvolto in passato in altri conflitti legati allo sfruttamento minerario, e Ana Facussé, rispettivamente genero e figlia del tristemente famoso latifondista e produttore di palma africana Miguel Facussé Barjum. Il suo nome è legato sia al grave conflitto agrario del Bajo Aguán, che negli ultimi dieci anni ha lasciato un saldo di varie decine di contadini assassinati, che a quello per l’accaparramento di grandi estensioni di terre e spiagge nella penisola di Zacate Grande.

Jeremías Martínez Díaz, Porfirio Sorto Cedillo, José Abelino Cedillo, Kelvin Alejandro Romero, Arnold Javier Alemán, Ever Alexander Cedillo, Orbin Nahún Hernández e Daniel Márquez sono accusati di vari delitti, tra cui associazione per delinquere, occupazione di suolo pubblico, furto, sequestro, incendio aggravato, usurpazione e danni. Tutti fanno parte di un gruppo di 32 persone che sono state inquisite e contro le quali è stato spiccato ordine di cattura.

“In questa zona ci sono circa 34 sorgenti le cui acque scendono a valle e riforniscono varie comunità, paesi e città. In modo particolare i fiumi Guapinol e San Pedro sono quelli che stanno subendo i maggiori danni.

Le comunità si sono sempre opposte alle miniere, ma non sono mai state consultate. Lo Stato ha manipolato le informazioni e alla fine ha rilasciato una concessione mineraria che è totalmente illegale”, ha affermato Leonel George, membro del Comitato delle organizzazioni popolari dell’Aguán, Copa.

L’anno scorso, George e altri 11 attivisti della comunità di Guapinol sono stati accusati degli stessi crimini e incarcerati per quasi due settimane. Alla fine, il giudice ha dovuto rilasciarli perché non c’erano elementi sufficienti per processarli. Leonel George è beneficiario di misure cautelari concesse dalla Commissione interamericana per i diritti umani, Cidh, dopo essere stato vittima di una violenta campagna diffamatoria e di pesanti minacce.

“La situazione è difficile. Hanno montato una vera e propria campagna per screditare l’immagine di chi lotta contro questo progetto. Hanno addirittura cercato di collegarci al crimine organizzato. Mi hanno presentato come l’ideologo di una banda criminale che si occupa di attaccare poliziotti e militari. Sembra tutto così assurdo, ma è così che agiscono i governanti, i politici e l’oligarchia economica. Se ti opponi ai loro interessi e difendi i beni comuni, ti attaccano, ti screditano, ti criminalizzano e ti mettono in prigione”.

Persecuzione

Nonostante le richieste di riesame di misure cautelari, il tribunale ha sempre negato questa possibilità e gli otto difensori delle acque di Guapinol rimangono in prigione. La Corte d’appello dovrà ora pronunciarsi sul caso e si spera che agli attivisti siano concessi gli arresti domiciliari.

“Come noi a suo tempo, i nostri compagni non hanno paura del processo perché sanno di non aver commesso nessun delitto. Purtroppo il principio della presunzione d’innocenza non ha più nessun valore in Honduras“, ha detto George.

Quanto accade alla comunità di Guapinol non è certo un caso isolato.

“Qui è il potere economico che decide. Chiunque governi sa che in primo luogo dovrà garantire gli interessi dei gruppi di potere. Le istituzioni fanno parte dell’ingranaggio e attaccano sistematicamente chi si oppone a questa logica. E non stiamo parlando solo dell’Honduras, perché in tutti quei paesi in cui prevale la logica estrattivista ci sono detenuti poitici”.

A difesa degli otto difensori delle acque del Guapinol è stata lanciata una campagna internazionale per chiederne il rilascio immediato. Diverse organizzazioni nazionali hanno inoltre presentato una richiesta alla Procura affinché ritiri le accuse nei loro confronti.

Si stanno infine creando i presupposti per la creazione di un’articolazione delle lotte portate avanti da comunità e organizzazioni impegnate nella difesa dell’acqua come bene comune.

di Giorgio Trucchi

Fonte: LINyM