Attentato contro il giornalista Félix Molina

Félix Molina ricoverato al Hospital Escuela di Tegucigalpa (Foto Cofadeh)Aveva appena denunciato LA collusione di politici, imprenditori e militari con il progetto idroelettrico Agua Zarca

Managua, 5 maggio (Rel-UITA | LINyM) -. Lunedì scorso, Il giornalista Félix Antonio Molina, direttore dell’Associazione Alternativas en Comunicación, Alter-Eco, e storico conduttore del programma Resistencia, che ha contribuito a rompere l’accerchiamento mediatico imposto dal regime dopo il colpo di Stato del 2009, è stato vittima di un duplice attentato.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Molina è stato raggiunto da vari colpi di arma da fuoco mentre si trovava in un taxi. Alcune ore prima, il giornalista era già stato vittima di un attacco simile, però la pronta reazione del tassista aveva evitato che gli aggressori potessero far uso delle armi.

Durante il secondo attacco, uno dei due assalitori si sarebbe rivolto al giornalista dicendogli “questa volta non te la cavi”.

“Félix si trovava nel sedile anteriore e quando il taxi si è fermato si sono avvicinate due persone. Gli hanno puntato la pistola alla testa mentre uno ordinava all’altro di sparare. Félix ha cercato di alzarsi e di spostarsi di lato per proteggersi il volto” ha spiegato a La Rel Ninoska Benítez del Comitato dei familiari dei detenuti scomparsi in Honduras, Cofadeh.

“Il sicario è rimasto a guardarlo e ha esitato. Forse lo ha riconosciuto. Poi ha sparato un paio di volte, però per la posizione in cui si trovava, i proiettili lo hanno raggiunto alle gambe. Fortunatamente non hanno colpito né ossa, né arterie”, ha proseguito Benítez.

Secondo il Comitato per la libertà di espressione, C-Libre, e la Commissione investigatrice sugli attentati a giornalisti della Federazione latinoamericana dei giornalisti (Ciap-Felap), dopo il colpo di stato in Honduras sono stati assassinati 57 tra giornalisti e comunicatori sociali.

Più del 90 per cento di questi omicidi sono tuttora impuniti.

I militari e l’omicidio di Berta

La denuncia di Félix Molina

Alcune ore prima dell’attentato, sul profilo di Facebook, il noto giornalista, aveva denunciato il coinvolgimento di politici, imprenditori e militari nel controverso progetto idroelettrico Agua Zarca e la loro collusione con l’impresa Desarrollos Energéticos S.A. (DESA).

Sia i famigliari della dirigente indigena lenca Berta Cáceres, brutalmente assassinata lo scorso 2 marzo, che il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh, organizzazione di cui Cáceres era coordinatrice, hanno denunciato le responsabilità dirette della DESA nell’omicidio.

Chiedono inoltre il ritiro immediato e definitivo del progetto idroelettrico Agua Zarca e di tutte le altre concessioni accordate in territorio Lenca.

Per oltre quattro anni, le comunità lenca di Río Blanco legate al Copinh hanno portato avanti una tenace lotta contro il progetto Agua Zarca, riuscendo a interromperne i lavori e ottenendo il ritiro della cinese Sino

Quattro persone fermate per l’omicidio di Berta

La famiglia denuncia isolamento

Lo stesso giorno dell’attentato contro Félix Molina, il Pubblico ministero ha reso pubblica la cattura di quattro persone sospettate dell’omicidio di Berta Cáceres e del tentato omicidio del sociologo e attivista messicano Gustavo Castro.

arrestati

Le persone arrestate sono Douglas Geovanny Bustillo, tenente dell’esercito in pensione e vice capo della sicurezza del progetto idroelettrico Agua Zarca e Mariano Díaz Chávez, 

maggiore dei Corpi speciali delle Forze armate honduregne e istruttore della discussa Polizia militare dell’ordine pubblico, Pmop.

Sono stati fermati anche Sergio Rodríguez Orellana, direttore sociale e ambientale della DESA e Edilson Antonio Duarte, ex capitano dell’Esercito e probabile esecutore materiale dell’omicidio. Sia Bustillo che Rodríguez Orellana erano stati accusati di reiterate minacce ai danni di Berta Cáceres e del Copinh.

Gli arresti sembrano quindi avvalorare l’ipotesi del coinvolgimento diretto della DESA nell’omicidio. Una tesi avallata ora anche dall’Agenzia tecnica d’investigazione criminale, Atic, il cui direttore Ricardo Castro ha ammesso che l’attacco mortale contro la dirigente indigena sarebbe strettamente collegato al suo lavoro e impegno sociale e ambientale.

Castro ha anche affermato che prossimamente si realizzeranno nuovi arresti. “Più di due” ha aggiunto. Questo venerdì 6 maggio si svolgerà la prima udienza del processo contro i quattro imputati.

A due mesi esatti dall’omicidio di Berta Cáceres, i suoi famigliari e il Copinh hanno denunciato in un comunicato che “le indagini effettuate dal Pubblico ministero non ci hanno coinvolto, e le nostra opinioni non sono state prese in considerazione”.

“Oggi, due mesi dopo l’assassinio della nostra Berta, continuiamo a essere vittimizzati e apprendiamo questo tipo di notizie dai mezzi di comunicazione, e non attraverso i canali ufficiali che per diritto ci corrispondono”, hanno aggiunto.

Hanno inoltre chiesto la creazione di una commissione d’indagine indipendente e imparziale, e l’arresto dei mandanti e responsabili intellettuali del vile omicidio.

Sono un sopravvissuto 

Continuerò a esercitare il giornalismo senza paura

“Mi dichiaro un sopravvissuto all’insicurezza di cui è vittima la maggioranza delle persone in questo paese. Per far chiarezza su questo attacco, mi rimetto nelle mani di indagini capaci e oneste, libere dalla corruzione”, ha detto Molina dall’ospedale.

“Non è mia intenzione fare delle congetture su quanto accaduto, però per la dinamica di entrambi gli attacchi posso pensare che non si sia trattato di un semplice tentativo di scippo del telefono, ma di un attacco diretto alla mia persona. Voglio continuare a fare il giornalista senza paura, e continuare a vivere senza paura”, ha concluso il giornalista.

Di Giorgio Trucchi | Rel-UITA (originale in spagnolo)

Traduzione Giampaolo Rocchi