Depenalizzare l’aborto è necessario
Organizzazione internazionale presenta amicus curiae
Tegucigalpa, 22 settembre (di Giorgio Trucchi | Rel UITA/LINyM) -.
Nel gennaio dello scorso anno, il parlamento honduregno uscente approvò una modifica dell’articolo 67 della Costituzione, che di fatto sancisce il divieto assoluto di abortire e lo “protegge” da qualsiasi tentativo futuro di depenalizzazione.
Il nuovo testo recita che è vietata e illegale “qualsiasi forma di interruzione della vita del nascituro da parte della madre o di una terza persona, la cui vita deve essere rispettata fin dal concepimento”.
Stabilisce inoltre che le nuove disposizioni potranno essere emendate solo da una maggioranza dei tre quarti dei deputati – obiettivo molto difficile da ottenere per le forze politiche attualmente presenti in parlamento – e che saranno nulle le future disposizioni di legge che stabiliscano criteri contrari.
All’epoca, varie organizzazioni sociali, reti e piattaforme femministe si opposero strenuamente alla riforma costituzionale, trovando anche il sostegno del Sistema delle Nazioni unite, dell’Ufficio in Honduras dell’Alto commissariato per i diritti umani (Ohchr) e di numerosi organizzazioni internazionali.
Contro le barbarie
Nel giugno dello stesso anno, la Corte costituzionale ammise un ricorso di incostituzionalità presentato dalla piattaforma femminista Somos Muchas, in cui si evidenzia chiaramente la contraddizione esistente tra alcune convenzioni internazionali ratificate dall’Honduras e le nuove disposizioni che, di fatto, violano diversi diritti di donne e ragazze.
In particolare, le organizzazioni che fanno parte di Somos Muchas chiedono alla corte di dichiarare l’invalidità della norma modificata, permettendo quindi la depenalizzazione dell’aborto in almeno tre casi: rischio per la vita della donna/ragazza incinta, malformazione del feto, gravidanza come conseguenza di violenza sessuale.
Un anno e mezzo dopo, con un nuovo governo guidato da una donna e un’agenda condivisa da Xiomara Castro con il variegato movimento femminista honduregno, l’organizzazione internazionale Women’s Link Worldwide ha introdotto presso la Corte suprema di giustizia un amicus curiae [1].
L’obiettivo è quello di sostenere il ricorso di incostituzionalità presentato da Somos Muchas.
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