GIUSTIZIA: UN GRIDO PER LE BAMBINE DEL GUATEMALA! FIRMA SUBITO

Un altro 8 marzo macchiato di sangue!

Questa volta con il sangue delle innocenti.
40 bambine del Guatemala sono morte e altre ancora lottano tra la vita e la morte. Bambine che avrebbero potuto essere di qualunque altro paese, che avrebbero potuto essere nostre figlie e che sono morte carbonizzate. Per ignoranza? Per disattenzione? Per trascuratezza? Per indifferenza? Le risposte ormai non importano più, importano le misure che prenderemo da ora in avanti per impedire che fatti orribili come questo possano accadere nuovamente e che noi ci sentiamo di nuovo impotenti.

L’Associazione Italia Nicaragua vi invita a firmare l’appello

http://click.exacttarget.change.org

Il Guatemala non sarà mai più lo stesso, e anche noi. Come ignorare questa tragedia? Il dolore di questa perdita ci rende tutte sorelle.

Il “Hogar Seguro” (ndt “Casa Sicura”) Virgen de la Asunción è risultato non essere tanto sicuro e noi ci chiediamo, quante altre case ci saranno in Guatemala che sono fuori norma allo stesso modo e mettono a rischio altre vittime innocenti? TI INVITIAMO A FARE QUALCOSA NEL MERITO!

Dalla Fundación Mujeres Poetas Internacional MPI, Inc. attraverso la causa Grito de Mujer® (ndt “grido di donna”) e in nome dei nostri rappresentanti in Guatemala e coordinatori del Festival Internacional de Poesía y Arte Grito de Mujer nella Città del Guatemala, sotto l’iniziativa SolunartGT, da parte anche dei nostri collaboratori in Xela e nel nome di più di 30 paesi che questo mese di marzo 2017 si sono uniti a livello mondiale per celebrare la parola d’ordine “Un grido di libertà” per tutte le bambine del mondo, lanciamo una petizione di solidarietà ed empatia per arrivare alle autorità pertinenti in Guatemala, perché vi sia un controllo delle condizioni delle case che devono garantire la protezione delle nostre figlie.

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Honduras “Denuncio lo Stato!”

Dirigente contadino accusa le autorità honduregne per averlo incarcerato per più di sette anni senza uno straccio di prova

Managua, 22 marzo (LINyM) -.

José Isabel Morales, conosciuto come “Chabelo”, ha passato quasi sette anni in carcere, accusato ingiustamente di delitti che non ha mai commesso. Ha subito tre processi basati sul nulla. In carcere è stato aggredito, minacciato di morte, ha perso un occhio e non gli è stato permesso di assistere ai funerali di suo padre e di sua figlia.
Membro del  Movimiento Contadino dell’Aguán (MCA) si è dichiarato fin dall’inizio prigioniero politico ed ha combattutto affinché trionfasse la verità. La solidarietà nazionale e internazionale lo ha accompagnato costantemente durante i processi a cui è stato sottoposto e nel maggio scorso, il massimo organo di giustizia honduregno ha riconosciuto la sua innocenza.
È stato quindi rilasciato e ha ricevuto la sua “carta de libertad” definitiva, il documento che oltre ad autorizzare la scarcerazione sancisce la sua piena e totale innocenza per i reati che gli erano stati attribuiti.
Chabelo ha finalmente potuto tirare un sospiro di sollievo e ora ha deciso di denunciare lo Stato alla Corte interamericana dei diritti umani, Cidh, per i soprusi subiti.
Sia per il dipartimento legale del Gruppo di riflessione, ricerca e comunicazione, Eric, che per la Clinica legale per i diritti umani dell’Università di Los Angeles, si tratta di un caso emblematico che mette a nudo le debolezze del sistema di giustizia honduregno “che solo attacca gli indifesi”.

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Per Berta Caceres-A Viterbo il 17 Marzo

A un anno dall’assassinio, vero femminicidio politico, dell’ambientalista femminista honduregna,iniziativa di solidarietà a Viterbo venerdì 17 marzo ore 17,00 all’ex Facoltà di Agraria, con la partecipazione di Francesco Martone (Associazione un Ponte Per…), promossa da A.U.C.S. ed Ass.ne Italia-Nicaragua.
“Ci ha trasmesso la forza di andare avanti, per operare trasformazioni radicali contro l’egemonia imperialista, il patriarcato, il razzismo e il modello energetico estrattivista.
Lei aveva l’innata capacità di trovare reti nelle singole lotte e d’inserirle in un contesto globale, unendo le rivendicazioni di tanti popoli oppressi.

Questa prospettiva internazionalista ha rappresentato una chiara minaccia al paradigma di sviluppo basato sull’arricchimento delle élite globali.
La sua morte, però, non sarà vana.
Continuerà a vivere nelle battaglie degli honduregni, che in suo nome si stanno moltiplicando.
Nonostante le differenze, le organizzazioni sociali e popolari si sono unite.
E al grido di “Berta è tornata e sarà milioni!” stanno gettando le basi per formulare un’agenda unitaria che garantisca la mobilitazione permanente”.
Dichiarazione di Bertita Zuniga Cacères (figlia di Berta Cacères) – a pochi mesi dall’ uccisione della madre

 

Honduras 1 anno fa

Berta Cáceres: un anno di impunità, silenzi e mobilitazione sociale

Un clamore che non cessa

Un anno fa, la notte del 2 marzo, sicari facevano irruzione nella casa in cui viveva l’attivista sociale e dirigente indigena Berta Cáceres e aprivano fuoco assassinandola. L’unico testimone dell’omicidio, il sociologo e ambientalista Gustavo Castro, è sopravvissuto all’attentato. Dodici mesi dopo, il crimine resta coperto da uno spesso velo di impunità.

Víctor Fernández, coordinatore dell’area legale del Movimento ampio per la dignità e la giustizia, Madj, e avvocato della famiglia di Berta Cáceres, ha analizzato per La Rel “quest’anno senza Berta”.
-Oggi si compie un anno dall’omicidio di Berta. Qual è la sua analisi?

-È stato un anno durante il quale il governo honduregno ha confermato l’intenzione di volersi impadronire del paese. L’impatto che ha avuto il crimine contro Bertita non è comunque riuscito a rompere questa struttura di dominio e controllo.

Non c’è alcun dubbio che il crimine contro la nostra compagna sia stato pianificato da una struttura criminale che ha usato tattiche e tecniche militari. Purtroppo, tutte queste informazioni vengono mantenute sotto stretto riserbo.

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Berta Vive Copinh Sigue/ iniziative in Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Appello del COPINH alla giornata

 “Berta Vive, el Copinh sigue”

Il 2 marzo del 2016 la nostra sorella Berta Caceres è stata assassinata.
Credevano in questo modo di farla finita non solo con la leader riconosciuta in tutto il continente latino americano e nel mondo, ma anche farla finita con un’idea, con una lotta, con un progetto politico; farla finita con l’organizzazione della quale fu fondatrice e figlia allo stesso tempo, el Copinh (Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras).
Al compimento di un anno dal crimine che avrebbe tolto la sua chiarezza e la sua leadership, i popoli del mondo che si riconoscono nella sua eredità, sono presenti, camminando dietro le sue impronte; affrontando il sistema capitalista, patriarcale, coloniale e razzista che viene imposto ai nostri popoli. Continuiamo e continueremo affrontando i progetti di morte delle multinazionali e dell’imperialismo in ogni angolo del pianeta.

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Proseguono le iniziative a sostegno del progetto delle RADIO COMUNITARIE del COPINH

COPINH (Consejo Civico de Organizaciones Populares de e Indigenas de Honduras).

Il secondo appuntamento sarà un pranzo delizioso,
DOMENICA 12 Febbraio
c/o CSA Baraonda
Via A. Pacinotti 13
Segrate (Mi)

Un menù che invita alla partecipazione, un momento di informazione, ma soprattuto un momento di condivisione.

 

Difendiamo l’allegria, organizziamo la lotta.
#bertavivemilano@gmail.com