Elezioni 2020
Bolivia, dove il popolo ha sconfitto il colpo di stato
Undici mesi dopo la rottura istituzionale risorge la speranza
Managua, 23 ottobre (LINyM) -.
“Abbiamo recuperato la democrazia e la speranza. Il nostro impegno è governare per tutti i boliviani, un governo di unità nazionale, imparando e superando i nostri errori. Oggi è stato ‘per il popolo ciò che è del popolo’ ” [1]
Sono state queste le prime parole del presidente eletto della Bolivia, Luis Arce, dopo che la sondaggista CiesMori-Unitel ha reso noti i risultati degli exit poll, che davano una schiacciante vittoria al primo turno al candidato del Movimento al socialismo-Strumento politico per la sovranità dei popoli (Mas-Ipsp), con oltre 20 punti di distacco dall’ex presidente conservatore Carlos Mesa di Comunità cittadina.
Mentre si aspetta che le autorità elettorali finiscano il computo delle schede e ufficializzino il trionfo di Arce[2], la Bolivia si avvia a ricucire il filo costituzionale e democratico dopo il colpo di stato dell’anno scorso, che rovesciò il presidente eletto Evo Morales e instaurò un governo di fatto, fascista e razzista, con l’avallo e il patrocinio del trumpismo, dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), dei governi fantoccio dell’impero statunitense e grazie anche all’inazione colpevole, il silenzio complice dell’Unione europea.
Sono stati undici mesi di persecuzione, repressione, incarceramento ed esilio per gli oppositori, di massacri come quelli di Sacaba e Senkata, di riduzione al silenzio dei media non allineati col governo di fatto. Sono stati undici mesi di ritorno al neoliberismo più retrogrado, di militarizzazione dei territori, di odio razzista e revanscismo fascista. Sono stati undici mesi d’inettitudine, corruzione e abbandono della popolazione in mezzo alla pandemia.
Il popolo ha provato sulla propria pelle ciò che significa il ritorno al potere dell’aristocrazia boliviana e delle forze politiche tradizionali sottomesse agli interessi di Washington. Ma il popolo non si è arreso, ha aspettato pazientemente il suo momento e, soltanto undici mesi dopo la rottura istituzionale, ha sconfitto i golpisti alle urne. Gli ha dato uno schiaffo tremendo e ha aperto la strada a nuovi scenari nel paese.
Di questo e molto altro parliamo col giovane giornalista e prossimo master in studi latinoamericani, Andrés Velasco Santi.
– Ti aspettavi una vittoria così schiacciante del candidato del Mas?
– Effettivamente è stata una sorpresa. Avevamo fatto una valutazione ponderata di tutti i sondaggi realizzati a partire da febbraio fino alla prima settimana d’ottobre. Negli ultimi sei (sondaggi), il candidato del Mas si piazzava tra il 42% e il 46%. Dalle urne è uscito però un altro verdetto e cioè una vittoria per maggioranza semplice (molto simile alla prima di Evo Morales nel 2005 ndr) e un recupero inaspettato di una quantità importante di voti.
Oltre a un cambiamento di linea nell’articolazione politica, mi sembra che il Mas abbia trovato una gran coesione non tanto per la leadership di una persona, bensì per il progetto politico che ha stabilito per la Bolivia.
– Quali sono gli elementi che hanno portato a questo risultato?
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