La persistente insensibilità di Dole
Il calvario di Candido e di molti altri
Managua, 30 luglio (di Giorgio Trucchi | Rel UITA / LINyM)
Candido Amador Espinoza lavora da anni nel diserbo manuale delle immense piantagioni di ananas di Agroindustrial Piñas del Bosque S.A. – Finca Muelle, una consociata della compagnia statunitense Dole Food Company (Standard Fruit), la più grande produttrice di frutta nel mondo. Lo scorso fine settimana è stato nuovamente ricoverato in ospedale, dopo che l’azienda si era rifiutata di adottare le misure mediche indicate dai dottori della previdenza sociale per preservare la sua salute.
“Candido soffre di problemi cardiaci e abbiamo chiesto alla direzione di trasferirlo in un’altra area di lavoro. Purtroppo la procedura è molto lunga e macchinosa e non fanno nulla per snellirla, soprattutto se uno è iscritto al sindacato”, spiega Obeth Morales, segretario generale del Sindacato dei lavoratori dell’agroindustria e affini (Sinatraa).
Agroindustrial Piñas del Bosque (Dole) di solito chiede che uno specialista visiti il lavoratore, indichi quali sono le restrizioni mediche sul lavoro, per quanto tempo dovranno essere applicate, che tipo di mansioni potrà svolgere e in che area potrà lavorare.
“Ovviamente lo specialista può solo indicare i disturbi di cui soffre il lavoratore e delega al medico dell’azienda l’individuazione dell’area in cui dovrà essere impiegato e delle mansioni da svolgere. Quello che succede in realtà è che il medico non si occupa di queste cose e che passano mesi prima che la compagnia si degni di trasferire il lavoratore. Nel frattempo continua a fare le stesse cose che hanno causato il danno fisico o la malattie”, dice Morales.
Nel caso di Candido Amador, le sue condizioni cardiache sono legate a un’intossicazione da pesticidi avvenuta nelle piantagioni di Dole[1]. Ha dovuto essere ricoverato in diverse occasioni e la compagnia non l’ha mai trasferito. Candido quindi continua a essere esposto agli effetti delle fumigazioni e ha continue ricadute.
Il lavoro di diserbo è inoltre molto duro. Andare tutti i giorni nei campi, con un machete in mano per eliminare le erbacce, sotto il sole cocente, non fa altro che peggiorare la sua situazione.
Il dirigente sindacale spiega anche che la situazione di Candido non è un’eccezione e che ci sono molti suoi colleghi che vivono lo stesso dramma.
“Javier Zúniga, pr esempio, soffre di gravi problemi alla colonna vertebrale. Sono due mesi che aspetta il trasferimento. Poi ci sono Oscar, Hilda e molti altri a cui sono state diagnosticate patologie articolari legate all’usura delle articolazionidi , ma la compagnia non fa niente. Nel frattempo continuano a fare lo stesso lavoro anche se gli specialisti hanno indicato chiaramente quali sono le restrizioni mediche. È davvero vergognoso”, aggiunge Morales.
Una situazione che, da un lato mostra la persistente insensibilità della multinazionale statunitense e la crudeltà del suo sistema di rapporti di lavoro, dall’altro, l’assoluta inefficienza e complicità delle autorità costaricane.
“L’anno scorso siamo riusciti a organizzare una riunione tripartita a cui hanno partecipato anche la Federazione nazionale dell’agroindustria e la UITA. Abbiamo presentato un elenco delle malattie di cui soffrono i lavoratori, ma alla fine la compagnia non ha voluto adottare una nuova procedura per snellire e accelerare gli interventi in caso di problemi di salute del lavoratore.
Le autorità hanno fatto finta di niente e le poche cose su cui abbiamo raggiunto un accordo si sono rivelate totalmente inutitli. I problemi sono rimasti gli stessi e in molti casi sono anche peggiorati”, assicura il sindacalista.
Secondo Morales, il caso di Candido Amador e quello di molti altri suoi colleghi ha profonde radici antisindacali.
“Sono tutti lavoratori e lavoratrici iscritti al sindacato, che subiscono costanti e sistematiche pressioni per le lotte che hanno portato avanti in questi anni in difesa dei diritti sindacali e del lavoro.
Recentemente hanno chiesto alla compagnia che li dotasse di mezzi di trasporto per raggiungere i posti di lavoro all’interno della piantagione, che molto spesso sono lontanissimi. La risposta è stata in parte positiva, ma parallelamente ci sono state forti ritorsioni contro i lavoratori sindacalizzati.
Purtroppo ci troviamo ogni giorno a combattere contro persecuzione e ritorsioni, che sono solo alcune delle forme sistematizzate di persecuzione antisindacale di Dole”.
[1] Leggi l’articolo (spagnolo)
Fonte: Rel UITA
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