Panama

“Non ci piegheranno”
Escalation repressiva contro il Suntracs

Panama City, 1 luglio 2025 (di Giorgio Trucchi | Rel UITA) 

Il Sindacato Unico Nazionale dei Lavoratori dell’Industria Edile e Affini (Suntracs) è sotto attacco, così come tutti quei settori e organizzazioni sociali e sindacali che, a Panama, hanno osato scendere in piazza contro la legge 462, l’espansione mineraria e in difesa di una sempre più vacillante sovranità nazionale.

“Uno dei primi attacchi che abbiamo subito è stato nel novembre 2023, durante il governo di Laurentino Cortizo, quando, senza alcun motivo apparente, ci hanno chiuso i conti bancari”, ricorda Yamir Córdoba, segretario d’Organizzazione del Suntracs.

Due mesi dopo, lo storico sindacato panamense è stato accusato di riciclaggio di capitali e lavaggio di denaro, accusa che l’organizzazione è riuscita a far cadere in sede giudiziaria. Nonostante la sentenza favorevole emessa nell’agosto 2024, i conti sono però rimasti chiusi.

Quando José Raúl Mulino ha assunto la presidenza, il Suntracs ha cercato un avvicinamento per porre fine alle vessazioni.

“Alla fine ci è stato permesso di aprire un conto dove depositare i fondi provenienti dalle quote sindacali, ma con restrizioni in quanto agli importi che potevamo depositare e prelevare”, spiega Córdoba.

Inoltre, il governo ha ordinato alle aziende di trasferire tali fondi tramite assegni, consegnandoli prima al Ministero del Lavoro, che a sua volta li avrebbe inviati al sindacato. Un’imposizione del tutto assurda che rientra nella strategia di strangolamento finanziario messa in atto dal governo contro il Suntracs.

Maggior repressione

Ma il governo di Mulino è andato oltre e nel febbraio di quest’anno, dopo che il Suntracs si era unito ad altri settori della popolazione per protestare contro la legge 462 che, tra altre cose, innalza l’età per pensionarsi e riduce gli importi, più di 700 lavoratori iscritti sono stati arrestati.

“Siamo scesi in piazza per protestare pacificamente davanti al cantiere dell’Ospedale Pediatrico e siamo stati attaccati dalla polizia antisommossa. I compagni si sono ripiegati verso lo stabile in costruzione e sono tornati al lavoro, ma la polizia ha circondato il cantiere”, ricorda il dirigente.

L’assedio è durato diverse ore, fino a quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione e hanno arrestato tutti i lavoratori.

“Diversi compagni hanno denunciato casi di tortura e spari a bruciapelo con fucili a pallini metallici. Più di 400 lavoratori sono stati deferiti alla giustizia amministrativa, multati e poi rilasciati. Altri sono stati incarcerati”.

Un gruppo di 86 lavoratori, tra cui una lavoratrice che ha denunciato di aver subito molestie sessuali, è ancora in custodia cautelare.

Decapitare l’organizzazione

Poi è iniziata l’offensiva contro la dirigenza storica del Suntracs, con ordini di arresto per Genaro López, Saúl Méndez, Jaime Caballero ed Erasmo Cerrud.

Nel loro caso, l’accusa riguarda un’ipoteca su alcuni terreni destinati al pagamento di indennizzi a centinaia di affiliati, che lavoravano in un progetto nella provincia di Bocas del Toro.

L’azienda titolare dell’opera aveva dichiarato fallimento e aveva lasciato in garanzia diversi lotti di terreno. Con un accordo extragiudiziale, il Suntracs ha concordato con l’azienda un esborso di 3 milioni di dollari.

Non avendo ricevuto il pagamento, nel 2022 l’assemblea convocata dal sindacato ha autorizzato l’ipoteca a favore della Cooperativa de Servicios Múltiples Suntracs, R.L. e il versamento del denaro dovuto a ciascun lavoratore.

“La decisione è stata votata a larga maggioranza, tuttavia un gruppo di lavoratori ha deciso di presentare una denuncia contro diversi dirigenti per frode aggravata e altri reati”, spiega Córdoba.

Nonostante le indagini non abbiano portato a nulla, il caso non è mai stato chiuso ed è stato riaperto proprio durante le proteste contro la legge 462.

Genaro López è stato arrestato, incarcerato e attualmente, data la sua età, è sottoposto a misure alternative alla detenzione. Jaime Caballero è in carcere, mentre Saúl Méndez ed Erasmo Cerrud hanno chiesto asilo alle ambasciate di Bolivia e Nicaragua, rispettivamente. Entrambi sono in attesa del salvacondotto per lasciare il Paese.

Inoltre, sono in corso diversi procedimenti contro lavoratori di base,quadri intermedi e dirigenti.

“Prima c’è stata la repressione finanziaria, poi la persecuzione giudiziaria e ora le incarcerazioni e gli esili. Nonostante tutto questo, non ci piegheranno. Non sappiamo quanti altri cadranno o finiranno in prigione, ma non abbiamo paura”, conclude Córdoba.

Fonte: Rel UITA (spagnolo)

©  di Giorgio Trucchi – Lista Informativa Nicaragua y Más (LINyM)
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